#2 quarto frammento

Lo stesso giorno in cui Karl Rossman si presentò per essere assunto al Teatro di Oklahama, si presentò anche un altro ragazzo, di origini bulgare ma di madre greca, che per qualche anno aveva lavorato come meccanico ma aveva finito con l’annoiarsi, e che, soprattutto, non aveva portato con sè in America alcun parente, amico, o ricordo.
Naturalmente c’era, tra gli sportelli di reclutamento, anche quello per ragazzi bulgari di madre greca, ma quando a questo sportello gli chiesero cosa volesse fare e lui dichiarò che non c’era niente al mondo che volesse fare, gli addetti all’assunzione, pure volenterosi, si trovarono molto perplessi. Era infatti impossibile trovare un posto nel Teatro a qualcuno che dichiarasse di non voler fare niente, e così, seppure con rammarico, e seppure dopo aver cercato parecchie volte di convincerlo che ci doveva per forza essere qualcosa che egli volesse fare nella vita, si videro costretti a rifiutare la sua domanda di assunzione e a rimandarlo a casa.
Seduto nella grande piazza polverosa davanti all’ippodromo, mentre in cielo si addensavano strane nuvole violacee, il ragazzo pensò che il suo destino era ben misero, se non riusciva ad essere assunto nemmeno al Teatro di Oklahama. E che sebbene non volesse alcun posto nella vita, allo stesso modo avrebbe voluto avere nel Teatro il posto riservato a tutti coloro che non vogliono un posto nella vita: purtroppo però, come gli era stato ripetuto più volte, quel posto era l’unico non disponibile.
E a riprova della sua inconsistenza la gente che attraversava indaffarata la piazza sembrava non accorgersi di lui, e addirittura una ragazza, ancora vestita da angelo, gli sbattè contro e cadde a terra, e una volta che si fu rialzata rimase a guardarsi intorno perplessa, e anche un po’ spaventata, come se non si fosse resa conto che dell’ostacolo che aveva intralciato il suo cammino, e anzi come se non riuscisse proprio a vederlo.
In quel preciso istante il ragazzo capì che aveva cominciato a scomparire.

7 risposte a “#2 quarto frammento”

  1. Non sono d’accordo. Non amo contraddirti ma sinceramente: “Ragazzi, tutto ciò non è per niente letterario.” non è adatto a questo quarto frammento. In My Humble Opinon, off course.

  2. …eh no che non sbagliaamerica” in qualche direzione…), per esempio thomas bernhard, quel gran pezzo di depresso eccvi giorgio!
    anzi mi sa che i tuoi sensori funzionano molto bene , perchè kafka c’è davvero… ma non nel tono, e nemmeno nella scrittura.
    anzi kafka (e qualche sua lettura filosofica) è nell’anima di questi pezzettini, e direi che pesa di più di altri riferimenti molto diretti (anche togliendo questo qui che ha ceduto alla tentazione di continuare “ezionale che è bernhard…
    però questo è buona parte dell’eredità che kafka mi ha lasciato: le cose troppo grosse per essere vere (i destini la storia le macchine), i meccanismi impossibili, la tentazione irresistibile a scomparire.
    insomma cause e rimedi possibili del mal di vivere…
    (e forse a questo punto avrete pure capito il nome della sezione, va’)

  3. una fiaba tenera e ironica…
    ‘cidenti a te, sei bravo, sai? e questa sezione mi piace proprio… in più dimostri di poter cambiare stile quando vuoi, facendo comunque riconoscere la tua voce (quella frase finale è decisamente “tua”). non saprei poi dire come e quanto ci sia di riferimenti espliciti, di sicuro c’è un’aria letteraria e filosofica di “lingua tedesca”… ma questo è cercare troppo, forse, è chiedersi più di quanto serve. no?
    partiamo da zero, scriviamo e, soprattutto, leggiamo.

  4. ma smettila che quella brave qui sei tu!
    l’ho già scritto sopra e lo ribadisco..
    inoltre vorrei farti notare che i nomi delle tue etichette sono molto ma molto migliori dei miei. e guarda che non è una cazzata… ti sto già invidiando per questo…

  5. comunque l’area di lingua tedesca c’è eccome… kafka, come diceva giorgio, e bernhard…

    l’avete mai letto bernhard? le cose più brevi, quasi epigrammatiche… dovreste, è una buona lettura.

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