Against Everything, la raccolta dei saggi pubblicati da Mark Greif tra il 2004 e il 2015, si apre con una passeggiata lungo il Walden Pond. Qui da bambino l’autore veniva portato dalla madre a ripercorrere le tracce di chi quel luogo l’aveva reso famoso: Henry David Thoreau, che nella sua opera più famosa non si era stancato di ripetere che «le cose che le persone considerano superiori sono spesso inferiori» e che «la spazzatura è un tesoro». Dall’esempio del suo quasi concittadino illustre, Greif impara che «un ‘filosofo’ è una mente che non ha paura di essere contro tutto. Contro tutto ciò che è corrotto, dubbio, snervante, non veritiero per noi, ingannevole per la felicità».
Thoreau, che Greif considera «il pensatore più importante in assoluto» per il proprio percorso, è anche la figura centrale della sua raccolta di saggi: la sua presenza la apre, la chiude e fa da spartiacque tra le varie sezioni di cui è composta. Il perfezionismo dello scrittore di Concord è lo stesso del suo discepolo di Boston, un’opera di continua messa in discussione dell’esistente misurata sul calibro della propria personalità. Come Thoreau anche Greif è un pensatore radicale, ma non estremista: abbandona i sentieri conosciuti per cercare un senso più profondo, ma non si allontana dalla civiltà tanto da smettere di farne parte. Come per Thoreau, anche per Grief tornare periodicamente in paese a raccontare la propria esperienza è parte integrante del lavoro filosofico. Durante le passeggiate al Walden Pond «la conversazione era il vero obiettivo di tutto, anche della solitudine e della lettura e del pensiero».
Continua a leggere su Pixarthinking
(NOTA: questo articolo è stato letto da Marco Filoni a Pagina 3 – Radio Rai del 14 febbraio 2017. Potete ascoltare il podcast qui.)