racconti

  • le tedesche

    La prima si chiamava Micaela. Non sono certo che si scriva così. Non importa. Avevo dieci anni, lei anche, più o meno. Era l’87, la fine di luglio. Ero con mia madre, tutte le sere mi portava sul lungolago a passeggiare, io prendevo un gelato, lei fumava una Kim seduta su una panchina, in silenzio,

    Read more →

  • uomo che cade

        I know a ghost Can walk through the walls Yet I’m just a man Still learning how to fall (Blonde Redhead) 28 aprile 2014. Apri gli occhi. Qualcosa ti ha svegliato. Sei confuso, non riesci a capire. Dove ti trovi? Ti guardi intorno: un treno. Qualcosa ti disturba, non riesci a capire cosa.

    Read more →

  • yelena sul ghiaccio

    Adesso era a me che toccava fuggire (R. Bolaño) A quell’epoca avevo quindici anni e abitavo in periferia. Vestivo sempre uguale: le trecce bionde sotto la cuffia di lana, i jeans strappati infilati nelle dottor martins. Gran parte della mia giornata trascorreva camminando nella neve. Ricordo neve dappertutto: il parco ricoperto di neve, la ferrovia

    Read more →

  • senza un braccio

    Quando succede questa cosa B è a Liverpool da circa tre mesi. Per tutto un anno, in Italia, ha frequentato gente strana: artisti visuali, membri di collettivi politici, femministe, compositori di musica elettronica. Poi un giorno si è stufato. Ha deciso di partire per un viaggio. La sera prima di partire ha detto a F,

    Read more →

  • scomparire

    I. Entrata Un giorno gli ordini erano cambiati. La politica del governo era cambiata. Un corpo speciale della polizia era stato istituito per neutralizzarci. Renderci inoffensivi, in qualsiasi maniera. Annichilirci, si diceva. I metodi ricordavano quelli delle giunte militari sudamericane. Erano richieste efficienza e discrezione. Silenzio, soprattutto. La guerra si combatteva là dove le parole

    Read more →

  • gli altri

    Avete per caso visto passare una volpe? (L. Buñuel) Una sera qualsiasi. Primi giorni d’estate, finiti gli esami, nessun impegno. Alle nove e mezza squilla il telefono. Sono disteso sul divano a guardare una partita di rugby, ma ho il ricevitore a portata di mano. Rispondo. Solita storia: suoni confusi, interferenze, voci che si accavallano.

    Read more →

  • Fino a dieci anni B visse oltre Dora, in appartamento. Tutte le otto porte della casa erano di colore verde scuro. Una porta chiusa significava silenzio. Tabù. Qualcosa che non si poteva dire. La camera dei suoi genitori: crisi matrimoniali, lacrime, sesso. Lo studio di suo padre: rapine, omicidi, stupri.

    Read more →

  • dietrologo

    Mi chiamo B e ho settantuno anni. Per lungo tempo sono stato giornalista. Nel 1960 scrivevo pezzi di politica per l’“Unità”. Dormivo in una mansarda di Milano, stretta e calda come le cosce di una donna. Votavo il Partito Comunista. Nel 1945, a dodici anni, avevo urlato la mia voglia di libertà in piazzale Loreto,

    Read more →