Diciamolo: Blade Runner 2049 non è stato esattamente un successo. Ai botteghini è andato com’è andato – la première ha totalizzato 32 milioni di dollari in America, circa un sesto di quello che è costato – e la critica si è dimostrata tiepida, tra accuse di razzismo e sessismo, di scarsa originalità o anche solo di non essere all’altezza delle aspettative. D’altra parte l’hype era tanto, come capita spesso con quando c’è di mezzo Denis Villeneuve, figuriamoci se si tratta anche del sequel di uno dei film di fantascienza più influenti di sempre. Deludere non era difficilissimo, diciamo.
Ma siamo poi sicuri che Villeneuve abbia deluso? Dipende dai punti di vista. Molti commentatori concordano nel dire che Blade Runner 2049 è un film visivamente spettacolare (le architetture monumentali in cui si aggirano figure sole, le infinite sfumature di giallo del deserto e di nero a Los Angeles) ma anche troppo lungo e che aggiunge poco alla trama complessiva. Certo, la sceneggiatura non è un granché, e se vi aspettavate una rivoluzione totale dell’universo di Scott siete capitati male. Ma per altri aspetti Blade Runner 2049 è riuscito perfettamente nel suo intento.