Grazie a Niccolò de Mojana e a Kobo ho avuto l’opportnunità di intervistare Liu Cixin, lo scrittore di fantascienza che sta al ventunesimo secolo come Isaac Asimov stava al ventesimo, vale a dire il più innovativo, vertiginoso e massimalista tra gli scrittori di fantascienza in circolazione, nonché la penna dietro alla Trilogia dei tre corpi che nel 2022 sarà adattata per Netflix dal team dietro Game of Thrones. Da quel che so è la prima intervista in Italia.
Essere senza casa su Dude Mag e Kobo
Due segnalazioni su Essere senza casa: per Dude Mag ho fatto una lunga chiacchierata con Massimo Castiglioni (con cui anni fa parlai di weird e eerie) parlando di postumano, letteratura fantastica e pessimismo; per Kobo, Rosa Carnevale ha inserito Essere senza casa nella lista dei 50 libri che sopravviveranno a questo allucinante 2020.
Essere senza casa su Blow Up
Su Blow Up di dicembre Fabio Donalisio recensisce Essere senza casa:
Procede affabulando, Didino, seguendo la traccia ma non la rigorosa scansione di un saggio; discorre, interroga, pone questioni e abbozza ipotesi (a volte l’ombra di una tesi). Va a zonzo in un insondabile davvero troppo esteso per essere racchiuso in un unico sguardo […], costruisce per accumulazione di frammenti.
Essere senza casa all’Università di Torino
Domani 25 novembre alle 15 italiane torno virtualmente a Palazzo Nuovo ospite di Maurizio Vivarelli e del suo Corso di Laurea in Scienze del libro per un seminario che verterà intorno a Essere senza casa, a come nasce un libro e a come si racconta la complessità del presente. Ne parlo insieme a Giorgio Gianotto, che nella pubblicazione di Essere senza casa ha messo lo zampino, e agli studenti del corso. Il seminario, via Webex, è aperto al pubblico.
Invece qui potete vedere una breve intervista che mi ha fatto Viola Marchese in preparazione del seminario: si parla di micronarrazioni e di tecnologie dello storytelling in competizione tra loro.

His House di Remi Weekes

His House di Remi Weekes (2020) è il perfetto film sull’essere senza casa, parrebbe uscito paro paro dal libro o quantomeno avrebbe dovuto esserci dentro. C’è tutto: casa come luogo del trauma, fantasmi della migrazione, senso di spaesamento (“I survived by belonging nowhere”, dice la protagonista), e l’immancabile orrore. Ovviamente è britannico, ennesima dimostrazione che questo paese è più ossessionato degli altri dalla casa e dalla sua assenza.
Essere senza casa su La linea laterale
Contento che Danilo Zagaria mi abbia fatto inaugurare la nuova rubrica del suo bel sito, La Linea Laterale, con tre domande intorno a Essere senza casa: parliamo di diorami, albe su Marte e pandemia, poi consiglio a un ipotetico reporter di farsi un viaggio interiore nel Bardo.
Essere senza casa su minima & moralia e Libero Pensiero
Stefano Trucco ha scritto una recensione intelligente, intima e inusuale di Essere senza casa per minima & moralia. Del libro si è parlato in relazione a molti autori e correnti di pensiero contemporanee, naturalmente, perché è un libro molto incentrato sul contemporaneo. Qui Stefano ribalta la prospettiva inserendolo nella tradizione dell’essay britannico e facendolo dialogare con Francesco Pecoraro e Mario Praz prima di approcciarlo alla luce della propria esperienza abitativa (interessantissima), e quindi gli fornisce un respiro ampio e stratificato. Insomma una recensione che è un essay a sua volta, il che mi pare una maniera davvero ottima di parlare di un libro come Essere senza casa. Con un po’ di ritardo mi è stata poi segnalata questa recensione di Siria Moschella (che ringrazio per la lettura approfondita) apparsa su Libero Pensiero.
Essere senza casa su La linea Mason & Dixon
Di Essere senza casa in questi cinque mesi si è parlato dal punto di vista della forma letteraria, della politica, dell’arte ma l’angolo della musica non era ancora stato toccato. Oggi Jeremiah Dixon, che ringrazio, mi fa delle domande intelligenti a cui do risposte temo non all’altezza.
Nella gabbia di Skinner: social media, pessimismo e falso Sé
Oggi su L’Indiscreto parlo di un argomento che mi sta a cuore partendo da un film problematico ma meno brutto di quanto si sia detto, The Social Dilemma. Guardando il documentario ho pensato a come quando usiamo molte delle più comuni tecnologie stiamo tacitamente acconsentendo a un’idea di essere umano riduttiva se non proprio pessimistica. E come se non bastasse stiamo perdendo la capacità di distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è utile. L’articolo parla di gabbie di Skinner, comportamentismo, Jaron Lanier, cibernetica, zombie filosofici, narcisismo, falso Sé.
Scrivere un altro mondo
Da qualche mese seguo con attenzione il lavoro di Matteo Meschiari, soprattuto quello relativo alla scrittura, così ho proposto a Doppiozero di recensire il suo Antropocene fantastico, da poco pubblicato. Lo stavo facendo quando tra le mani mi sono passati altri due libri, Divenire invertebrato (curato da Enrico Monacelli e Massimo Filippi) e, brevemente prima che fosse tempo di consegnare la recensione, TINA – Storie della grande estinzione (curato da Meschiari e Antonio Vena). Così la mia recensione è diventata un essere mutante, che evolveva man mano che leggevo questi libri, e si è trasformata in un breve saggio sullo “scrivere un altro mondo” che mescola un po’ tutto, libri, idee e generi. Si tratta di un pezzo un po’ delirante, come mi ha detto il povero redattore di Doppiozero che mi ha in carico, l’ho anche scritto con qualche linea di febbre, forse per il Covid o forse no, non si sa perché in questo paese non fanno i tamponi e comunque potrebbe essere anche autofiction. Rimane che ho cercato di parlare di tre libri importanti, ciascuno a modo suo, e spero che questo articolo sia anche l’occasione per parlare di tre piccole case editrici, Aguaplano Libri, Ombre Corte e Armillaria, che stanno facendo un ottimo lavoro per cercare di definire la letteratura di domani.